giovedì 28 ottobre 2010

la violenza negli stadi

Assistere a uno spettacolo sportivo, a una partita di calcio in particolare, rappresenta uno dei più diffusi e popolari modi di impiegare il tempo libero in Occidente.
Purtroppo quella che dovrebbe essere una festa si trasforma spesso, specialmente da noi in Italia, in occasione di violenza.
Le cronache delle partite sulla stampa sportiva non si limitano ormai da tempo a raccontarci le prodezze agonistiche di questo o quel campione, ma ci riferiscono di aggressioni, scontri, risse, assedi, agguati, accoltellamenti, ferimenti, lanci di oggetti, di petardi, di pietre, di bombe, giù giù fino a che talvolta l'insensata spirale di violenza non lascia sul campo il morto ammazzato.
La storia del calcio, ma sarebbe più esatto dire la nostra storia, è stata costellata negli ultimi trent'anni di vere e proprie tragedie: i 39 morti allo stadio Heysel di Bruxelles prima della finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool nel 1985, per non parlare degli omicidi perpetrati su singole persone, come l'omicidio di Vincenzo Paparelli, colpito a un occhio da un razzo durante un derby romano nel 1979 e l'accoltellamento di Vincenzo Spagnolo, il supporter genoano ucciso per mano di un tifoso milanista nel 1995.

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